lunedì 17 luglio 2017

MOLTO PIU' DI UNA RISERVA

Un vecchio adagio afferma che la decisione di fare il portiere derivi da una vera e propria vocazione, talmente forte da rendere incurante il futuro atleta della propria integrità fisica e di ogni tipo di critica.
E’ quindi risaputo che ogni numero uno che si rispetti disponga di grande personalità per gestire la responsabilità e la pressione che tale ruolo comporta.
Tale fondamentale qualità non deve mancare neanche ai secondi portieri, vale a dire a quei giocatori che accettano di essere la riserva del titolare, consapevoli di potersi mettere in mostra solamente quando quest’ultimo non è disponibile o in competizioni ritenute secondarie.
A tal proposito il nome di Giulio Nuciari rappresenta una vera e propria icona della categoria, dall’alto delle 333 panchine collezionate come dodicesimo (record assoluto).
 
 
Tale primato non va visto come una mancanza di ambizione dello stesso, ma come la conferma che siamo di fronte ad un personaggio per certi versi unico del calcio italiano.
Ovviamente il portiere veneto non è stato sempre una riserva di lusso, ma ha avuto la possibilità di formarsi e di giocare con continuità nelle categoria minori, prima di approdare nella massima serie.
Per lui il termine vocazione appare davvero appropriata, dal momento che anche lo zio Antonio era stato portiere di SPAL e Triestina negli anni’40 e 50.
Il giovane classe 1960 entra a far parte del settore giovanile della Ternana ed una volta completata la consueta trafila viene mandato a Montecatini per essere messo alla prova con il calcio professionistico.
Nuciari gioca una sola stagione con i biancocelesti in C2, mettendo in mostra doti notevoli che gli valgono vari apprezzamenti ed il ritorno a Terni nell’estate del 1980.
Dal punto di vista atletico dispone di un’agilità felina, che mette in mostra con parate ed uscite acrobatiche quanto efficaci.
Tecnicamente è un portiere completo, in grado di disimpegnarsi al meglio in ogni fondamentale, trasmettendo sotto tale profilo grande sicurezza a tutta la squadra.
Da tale importante qualità deriva suo vero valore aggiunto: mostra sempre grande calma e tranquillità sia in campo che fuori, ponendosi come uno stimato punto di riferimento per ogni compagno.
Mai una parola fuori posto o urla da parte sua, ma solo consigli, incoraggiamenti e la capacità di mettere a proprio agio i compagni.
E’ proprio questa suo atteggiamento positivo e pacato ad attirare l’interesse del Milan, intenzionato a trovare una valida alternativa a Ottorino Piotti prima ed a Giuliano Terraneo in seguito.
Sono anni difficili per la squadra rossonera, appena retrocessa in serie B in una delle fasi più travagliate e negative della sua storia, segnata dagli strascichi del calcio scommesse e da una gestione societaria precaria.
Nel 1986 Silvio Berlusconi acquista il Milan dalla famiglia Farina , dando inizio ad un profondo rinnovamento per quanto riguarda le scelte e gli obiettivi societari.
Nuciari viene confermato quale secondo portiere, con il nuovo acquisto Giovanni Galli quale titolare alla luce delle ottime stagioni disputate con la maglia della Fiorentina.
La sua è una "concorrenza positiva", non volta a rubare il posto al compagno, ma a farlo sentire sicuro, sapendo di avere di fianco un punto di riferimento costante e disponibile.
La stagione 1986/1987 è una stagione ancora tribolata per l’undici rossonero, caratterizzata dall’avvicendamento in panchina tra Nils Liedholm ed un giovane Fabio Capello.
Il tecnico di Pieris conduce la squadra fino al quinto posto al pari con la Sampdoria, rendendo necessario uno spareggio per determinare l’ultima qualificata alla Coppa Uefa.
Causa l’infortunio di Galli tocca a Nuciari dare un sostanzioso contributo per mantenere inviolata la porta, in un match terminato 1-0 grazie ad un guizzo di Daniele Massaro nei supplementari.
 
 
La stagione successiva vede il Milan vincere lo scudetto sotto la guida di Arrigo Sacchi, al termine di un appassionante testa a testa con il Napoli del fenomenale Diego Armando Maradona.
Nuciari assiste a tale successo come spettatore, non avendo possibilità di scendere in campo  durante il campionato, ma mettendosi come sempre a disposizione come “leader silenzioso” di uno spogliatoio molto unito.
Nonostante l’importanza del suo ruolo e la fiducia nei suoi mezzi, nella stessa estate termina il suo rapporto con i rossoneri, ma incomincia un nuovo vincente rapporto con la Sampdoria.
Nuciari viene scelto per fare “da chioccia” a quello che viene ritenuto il talento più puro tra i giovani portieri italiani, il bolognese Gianluca Pagliuca.
Ovviamente le occasioni per scendere in campo sono davvero limitate, ma tra i due nasce un ottimo rapporto di collaborazione, indispensabile per l’esponenziale crescita futura del giovane campione.
Sono anni di successi per la squadra blucerchiata, culminati con lo scudetto della stagione 1990/1991, giusto premio per una straordinaria generazione di talenti.
A tale successo contribuisce anche Nuciari, sceso in campo contro Lecce e Lazio causa squalifica di Pagliuca: casualmente nelle suddette partite arrivano un sconfitta ed un pareggio, non imputabili comunque alle prestazioni del sempre attento estremo difensore.
Quest’ultimo assiste dalla panchina alla storica vittoria in Coppa delle Coppe del 1990 ed alla sfortunata finale di Coppa dei Campioni a Wembley due anni  dopo, dove una Samp sprecona perde immeritatamente contro il Barcellona allenato da Johan Cruijff.
Le occasioni per mettersi in mostra sono sempre meno, tanto che, fino al 1995, collezionerà solamente 5 presenze in campionato.
Una di queste merita però di essere raccontata: il 16 maggio 1993 la Sampdoria è impegnata a Foggia e tra i pali gioca Nuciari, il quale inizia nei peggiori dei modi, svirgolando malamente al 2° minuto  un innocuo  retropassaggio tramutato da  Kolyvanov nel più facile dei gol.
Tale episodio diventa uno dei tormentoni della trasmissione Mai Dire Gol, ma in realtà coincide con una grandissima prestazione del baffuto portiere, che da quel momento sventa almeno 4 nitide occasioni per la squadra pugliese.
Ancora una volta emergono la sua forza mentale e quella tranquillità che gli permetteranno nel 1995 di intraprendere la carriera di preparatore dei portieri, collaborando con allenatori quali Fabio Capello, Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic.
Negli anni ha la possibilità di plasmare alcuni tra i più grandi portieri in circolazione, trasmettendo a tutti importanti nozioni tecniche, ma, soprattutto, grande tranquillità e piena sicurezza nei propri mezzi.
Speciali qualità che lo rendono un’autentica leggenda quando si parla di secondi portieri, al di là del record di panchine come dodicesimo.
Dove ha giocato non ha mai fatto mancare una buona parola o una bonaria pacca sulla spalla, diventando inevitabilmente una colonna per quelle squadre che l'hanno scelto come portiere di riserva.
Giulio Nuciari è stato davvero molto più di questo.....
 

Giovanni Fasani

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