domenica 12 febbraio 2017

WAMOS CACIQUE!!!!

Il calcio cileno ha sempre rappresentato uno dei palcoscenici più accattivanti del panorama sudamericano, nonostante la difficoltà ad ottenere vittorie internazionali.
La storica nazionale Roja ha prodotto alcuni tra i più grandi campioni del panorama sudamericano e non solo, inseribili in una lunga lista fortunatamente ancora in aggiornamento.
Se la nazionale ha dovuto attendere il 2015 ed il 2016 per ottenere un'agognata quanto meritata doppia affermazione in Copa America, le squadre di club hanno dovuto attendere ben 31 anni per ottenere il primo storico successo in Copa Libertadores.
Dopo una serie di finali sfortunate, nel 1991 il Colo Colo porta in Cile per la prima volta l'agognato trofeo, mandando in estasi i tifosi a Santiago.


Artefice primo di tale storico successo è il tecnico jugoslavo Mirko Jozić, allenatore vincente nonché personaggio talmente particolare che meriterebbe un articolo personale.
Il suo "capolavoro" come allenatore è il successo con la Jugoslavia al Mondiale Under-20 del 1987, quando proprio in Cile, ha portato una generazione unica di fenomeni sul tetto del Mondo.
Al Colo Colo arriva nel 1989 sull'onda anche di tale successo, vincendo subito tre campionati consecutivi e gettando le basi per la vittoria della Copa Libertadores in questione.
Il successo arriva al termine di un torneo giocato alla grande dal Cacique, dove non sono mancati match durissimi contro altre grandi del panorama sudamericano, superate anche grazie alle trovate tattiche ed alle scelte del tecnico balcanico.
La sua proposta di gioco parte da un 4-4-2 sulla carta molto dogmatico che Jozić modella sapientemente sulle qualità dei propri calciatori, adattando al meglio il proprio credo tattico alla circostanza.



Tra i pali troviamo Daniel "El Loro"Morón, estremo difensore pittoresco (sua l'introduzione della casacca arancione) e di grande affidabilità, in grado di rappresentare un vero valore aggiunto per la squadra.
La difesa schierata rigorosamente a 4 vede Lizardo "Chano" Garrido sulla sinistra ed Eduardo "La Oveja" Vilches sulla destra, entrambi in grado di presidiare la corsia di riferimento con grande grinta ed efficacia.
Al centro della linea difensiva dominano fisicamente Javier "El Tanque"Margas e Miguel "El Cheito" Ramirez, affiatata coppia di difensori dalla perfetta intesa.
Il quartetto difensivo è altamente affiatato e rappresenta anche il pacchetto arretrato della nazionale cilena.
Per esperienza, sicurezza e preparazione tattica la difesa è sicuramente un punto di forza della squadra, supportata al meglio da un centrocampo che per corsa e qualità a ben pochi pari.
In tal senso la presenza del capitano Jaime "El Kaizer" Pizarro assicura un lavoro di copertura prezioso, nonché buona qualità nello sviluppo della manovra.
Tenendo fede ad un altro suo storico soprannome, 7 Pulmones, Pizarro è sempre nel cuore dell'azione e l'ottimo senso tattico lo completa permettendogli di scegliere la giusta posizione in ogni fase di gioco.
Accanto a lui Rubén "Casi Casi" Espinoza, in assoluto uno dei centrocampisti più forti del periodo almeno in Sudamerica.


Completissimo in ogni fondamentale, dispone di un piede destro molto preciso, che lo rende molto temibile sui calzi piazzati.
Espinoza si sdoppia nel doppio ruolo di costruttore primario del gioco ed in quello di incursore, attraverso il quale diventa una variabile difficilmente controllabile per le difese avversarie.
Gli inserimenti senza palla sono uno dei dettami di Jozić, attraverso il quale viene garantita superiorità numerica in fase offensiva e la possibilità di creare spazi per le punte.
Come centrocampista di sinistra la scelta cade prevalentemente su Juan Carlos Peralta, scelto sia per completare una compatta mediana a 3 uomini, sia come esterno alto a seconda del modulo offensivo in essere-
Uno dei migliori giocatori della squadra è sicuramente Gabriel "Coca" Mendoza, ala destra dallo spunto irresistibile e dall'ottima tecnica.


Non c'è dubbio che il Cacique scelga prevalentemente la sua corsia per attaccare, potendo contare sul suo moto perpetuo e sua sulla capacità di guadagnare la linea di fondo così come di puntare direttamente la porta.
Generoso ed inesauribile, Mendoza è uno dei principali protagonisti della strepitosa stagione della squadra.
Nel reparto offensivo Jozić opta prevalentemente per schierare due attaccanti di ruolo, per sfruttare al meglio il gioco della squadra.
Inamovibile è Ricardo "El Polaco"Dabrowski, centravanti alto e dinoccolato dotato di un grandissimo senso del gol.
La sua capacità di svariare e di non "vivere" esclusivamente nell'area avversaria lo rende molto gradito all'allenatore e lo distingue come una punta moderna e completa.
Accanto a lui può giocare Rubén "Trigoleador"Martinez, prima punta dalla grande media realizzativa che con Dabrowski forma una coppia offensiva potenzialmente devastante per gli avversari.
Nelle ultime due stagioni Martinez si rivela il vero "bomber" della squadra, arrivando a segnare ben 56 gol complessivi in tutte le competizioni
Ottima alternativa ai due è Luis "El Punto"Pérez, attaccante rapido e tecnico in grado di dare un notevole contributo anche a partita iniziata
Variabile tecnico/tattica è sicuramente Marcelo "Barti"Barticciotto, giocatore di grande tecnica in grado di giostrare sia come seconda punta o come rifinitore.
Dalle duttilità gli permette di essere schierato con buona continuità, puntando fortemente sul suo spunto e sulla sua capacità di decidere la gara con un giocata.


Il cammino verso la finale inizia nel girone 2 dove il Colo Colo raccoglie 3 vittorie e 3 pareggi che gli valgono la testa della classifica.
Le avversarie affrontate rispondono al nome di Liga de Quito (3-0/0-0), i connazionali del Deportes Concepcion (2-0/0-0) e Barcelona Sporting Club (3-1/2-2).
Dai risultati conseguiti emerge l'importanza dell'Estadio Monumental David Arellano, casa del Colo Colo dove vengono conseguite tre vittorie decisive.
In trasferta gli uomini di Jozić cambiano sagacemente atteggiamento, con una tenuta di gara che gli consente di restare imbattuti anche in contesti paragonabili a vere e proprie bolge.
Agli ottavi di finale vede come avversario i peruviani dell'Universitario, squadra scorbutica che dimostra il suo valore nella partita di andata giocata a Lima, dove il Colo Colo conquista un prezioso pareggio per 0-0.
In un match molto equilibrato il Colo Colo si fa apprezzare per il suo gioco basato sugli inserimenti, più volte utili a sorprendere i peruviani, dal loro canto abili a sfruttare la superiorità fisica, specie sugli sviluppi dei calci piazzati.
Nella partita di ritorno una magia su punizione di Espinoza porta in vantaggio i cileni, prima che Gonzales impatti per l'Universitario al 75°, sfruttando una rara incertezza di Moron.

La reazione del Colo Colo è veemente e si concretizza attraverso un calcio di rigore realizzato ancora dal Casi Casi a sette minuti dalla fine, decisivo per il 2-1 finale. Così come decisiva è una gran parata di Moron proprio sulla linea di porta nei concitati ultimi minuti di gioco.


Se gli ottavi di finale sono stati equilibrati ed al cardiopalma i quarti di finale non sono certo da meno: l'avversario è il Nacional di Montevideo, squadra già vincitrice di 2 edizioni della Copa ed una delle squadra storiche del panorama sudamericano.
L'andata giocata al Monumental di Asuncion è un autentico capolavoro di Jozić ed in assoluto una delle migliori prestazioni nella storia recente del Cacique.


Apre le marcature la rete di Martinez, prima della doppietta del "solito" Dabrowski e del punto finale su rigore di Espinoza, utili per confezionare un rotondo quanto meritato 4-0.

Al Gran Parque Central è però sempre una battaglia e la partita di ritorno del 22 maggio non sfugge da tale adagio; il Nacional spaventa il Colo Colo con una gara grintosa che culmina nella doppietta di Luis Noè, non comunque sufficiente per ribaltare il risultato dell'andata.
In semifinale la squadra di Jozić trova il Boca Juniors, altra nobile del calcio sudamericano, trascinata in campo dai futuri fiorentini Diego Latorre e, soprattutto, Gabriel Omar Batistuta.
La squadra cilena deve fare a meno dell'infortunato Dabrowski, sostituito da Barticciotto, con Leonel Herrera preziosa alternativa in partita in corso
Gli Xeneizes hanno battuto in precedenza le brasiliane Corinthians e Flamengo, facendo leva sulla grande spinta che la Bombonera di Buenos Aires riesce a dare alla squadra nella gare interne.
La gara di andata si gioca proprio in Argentina in una match dove il Cacique gioca una buona partita, decisa però da un calcio di rigore di Alfredo Graciani dopo 7 minuti.
Il Colo Colo ha comunque buone occasioni per impattare (clamoroso un colpo di testa di Ramirez a lambire il palo) ed il solo gol di passivo rende l'esito della qualificazione davvero incerto, in vista della gara di ritorno.
In tale partita salgono ancora alla ribalta il grande cuore e la qualità del Cacique, vincitore dell'incontro per 3-1.


Dopo un primo tempo di grande pressione, terminato a reti bianche, arriva l'uno-due di Martinez e Barticciotto, che rispettivamente al 64° ed al 66° mandano in visibilio il pubblico di casa. In particolare la mezzapunta argentina fornisce due giocate di alta classe, prima saltando mezza difesa per fornire l'assist a Martinez, successivamente realizzando in prima persona con una spettacolare quanto acrobatica spaccata volante.
Diego Latorre accorcia le distanze la 74° ribaltando nuovamente l'esito della qualificazione; ancora una volta però il gol ospite scatena i cileni che trovano la rete del definitivo e premiante 3-1 ad otto minuti dal termine per merito ancora di Rubèn Martinez.
Nel finale scoppia una maxi rissa tra le due squadre, definita anche dalla stampa sudamericana "vergognosa", sedata a fatica dalla polizia, che addirittura arriva ad arrestare il tecnico del Boca Washington Tabarez ed il giocatore Blas Giunta.
Ad attendere in finale il Colo Colo c'è l'Olimpia Asuncion, squadra difficilissima da affrontare, perfettamente allenata dall'Uruguaiano Luis "El Negro" Cubilla.
La squadra paraguaiana è un perfetto sunto di acume tattico e concretezza offensiva, magari poco incline allo spettacolo, ma estremamente pragmatica in entrambe le fasi di gioco.
Nella partita di andata giocata ad Asuncion c'è poco spazio per lo spettacolo, con le due squadre che pensano a non scoprirsi troppo, costruendo ben poche occasioni per sbloccare il risultato.
L'unico vero sussulto è l'espulsione di Rubén Martinez per un fallo di reazione: tale ingenuità costa la squalifica al giocatore ed a Jozić una bella gatta da pelare per la gara di ritorno, avendo scelte obbligate in attacco (ancora assente Dabrowski).
Il tecnico di origine croata sceglie Luis Pérez come unica punta, supportato come sempre da Barticciotto con Mendoza e Peralta pronti a fornire assistenza preziose sulla due corsie.
Tale decisione non potrebbe essere più corretta, perché El Punto si erge a grande protagonista nei primi minuti di partita.


L'attaccante cileno realizza una bella doppietta dal 12° al 17° minuto, mandando in visibilio il pubblico accorso al Monumental (da notare il boato al momento dei due gol).

La partita continua con il dominio del Colo Colo che solo occasionalmente concede qualcosa all'Olimpia, impegnando nuovamente in difficili interventi il portiere paraguaiano Jorge Battaglia.
La rete dal giovane attaccante Leonel "Aceituna" Herrera, segnata a 10 minuti dalla fine, mette la parola fine al match e da inizio alla festa per le strade di Santiago, letteralmente in estasi per lo storico successo.
Quest'ultimo è ottenuto da una squadra che abbina qualità e quantità con la giusta dose di garra, il tutto amalgamato dalle mani sapienti di Mirko Jozić.
Vamos Cacique!!!!









Giovanni Fasani

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