martedì 30 giugno 2015

IPSWICH TOWN OF WARK

Bobby Robson è sicuramente uno degli allenatori più vincenti ed apprezzati della storia calcistica inglese e non solo, essendo riuscito a raccogliere allori anche fuori del contesto britannico.
Nel corso della sua lunga carriera ha vinto trofei in patria, in Olanda ed in Portogallo, oltre ad aver avuto l'onore di allenare Ronaldo a Barcellona, con il quale ha vinto la Coppa delle Coppe 1996/1997.
Ma molto prima di fruire delle prodezze del fenomeno, il tecnico di Sacriston si fa conoscere a livello internazionale grazie ad una splendida e vincente cavalcata con una piccola squadra inglese.
Nella stagione 1980/1981 l'Europa saluta la vittoria dell'Ipswich Town in Coppa Uefa, applaudendo una squadra che riesce a mettere in campo i dettami cardine del proprio allenatore, non disdegnando anche di dare spettacolo, principalmente tra le mura amiche.


Tali concezioni differiscono dalle tipiche impostazioni inglesi, salvo che in difesa, dove viene confermato il canonico schieramento a 4, con due solidi terzini e due rocciosi centrali.
La vera novità la troviamo invece a centrocampo, dove davanti a due mediani di stampo classico, troviamo un vero e proprio trequartista, chiamato a svariare su tutta la zona di riferimento.
Tale ruolo è in grado di stabilire l'equilibrio vero e proprio della squadra, essendo chiamato a dare supporto alla fase offensiva, ma al tempo stesso di garantire grande quantità al pacchetto mediano del quale fa parte.
Di tal fondamentale compito viene incaricato John Wark, il quale può essere definito il perfetto esempio del giocatore moderno, quando tale termine non è ancora in voga come ai nostri giorni.


Risulta davvero difficile attribuirgli un vero e proprio ruolo, essendo il giocatore scozzese altamente poliedrico ed in grado di giostrare tanto come centrocampista centrale, quanto da vero e proprio centravanti.
Il meglio di sé lo dà quando riesce a non dare punti di riferimento, sfruttando la sua proverbiale capacità di inserimento e la sua dirompente fisicità.
Wark segna come un attaccante, pur giocando sovente come autentico centrocampista aggiunto, una sorte di atipica mezzala senza una stabile posizione nel rettangolo di gioco.
Con un giocatore di tali caratteristiche è facile per Robson dare un'impronta particolare alla propria compagine, esaltando al meglio la vocazione offensiva della maggior parte dei giocatori.
Non siamo quindi di fronte alla classica squadra inglese che fa dei cross la propria arma preferita, essendo l'Ipswich privo di vere e proprie ali; non manca certo l'uso delle corsie esterne, volto a favorire i perfetti inserimenti di Wark o la fisicità delle punte a disposizione.
Davanti viene schierato un eterogeneo trio offensivo, in grado di trarre profitto al meglio dalla mole di gioco prodotta dai compagni, così come di proporsi come primo argine nella fase di non possesso.
Come in ogni tridente che si rispetti il continuo movimento ed i rapidi cambi di posizione sono alla base per la riuscita di tale offensivo piano tattico, che può essere riassunto, a livello di posizionamento generale, nello schema seguente:


Davanti all'affidabile Paul Cooper troviamo una linea difensiva affiatata e compatta, comandata dall'indomito Terry Butcher, stopper vecchio stile dal fisico prestante e dalla spiccata personalità. Oltre che con il club si mette in luce anche con la maglia della nazionale inglese, con la quale arriverà a giocare ben 77 volte.
Sulla fascia sinistra troviamo un'autentica leggenda del club, Mick Mills, ancora oggi detentore del record assoluto di presenze con l'Ipswich (741 in tutte le competizioni ufficiali).
Pur non essendo altissimo si dimostra un esterno tignoso e continuo, assolutamente fondamentale in ogni fase di gioco.
La sezione mediana vede la presenza di due giocatori olandesi, Frans Thijssen ed Arnold Muhren, autentiche dighe nella parte nevralgica del campo.
Figli del famigerato calcio totale olandese, sono due centrocampisti completi ed in grado di disimpegnarsi al meglio in ogni situazione, denotando inoltre un'apprezzabile tecnica di base.
In particolare Muhren ha un nobile passato nelle file dell'Ajax, avendo fatto parte con profitto della squadra vincitrice della Coppa Campioni nel 1973.
Davanti a loro agisce il già citato Wark, al quale viene lasciata la più ampia libertà di proporsi come centrocampista aggiunto o di proporsi come imprevedibile variabile in collaborazione con le tre punte di base.
Tra queste troviamo Paul Mariner, grintoso attaccante di scuola britannica che ben si disimpegna tanto in area di rigore quanto esternamente alla stessa.
Accanto a lui un altro scozzese, Alan Brazil, ottimo centravanti che a causa di alcuni infortuni ha dovuto interrompere la carriera a soli trent'anni. All'epoca si dimostra una dei centravanti di maggior avvenire dell'intero calcio britannico.
Completa il reparto Eric Gates, piccolo attaccante dal 1975 all'Ipswich ed in possesso di grande rapidità. Meno realizzatore degli altri due attaccanti, mette a disposizione la sua facilità di movimento a favore dei più corpulenti compagni.
L'esordio nella competizione avviene contro l'Aris Salonicco e subito vengono messe in mostra quella che sono le intenzioni e le peculiarità della squadra di Robson: i greci vengono battuti per 5-1, con quattro reti di uno scatenato Wark ed il gol di Mariner.
Nella partita di ritorno l'Ipswich affronta la gara non con il giusto piglio ed al 65° minuto è sotto per 3-0. Dopo qualche sofferenza di troppo, al 75° arriva la rete di Gates che allontana ogni timore e rende il finale di partita maggiormente gestibile.
L'avversario successivo risponde al nome dei cecoslovacchi del Bohemians che a Portman Road vengono battuti per 3-0, grazie alla doppietta di Wark ed al gol del difensore Kevin Beattie su punizione.

Ancora una volta la gara di ritorno mette a dura prova la squadra di Robson, che riesce con difficoltà a passare il turno, nonostante la sconfitta per 2-0.
La squadra si dimostra nuovamente irresistibile in casa, mentre sembra mancare di personalità nelle gare in trasferta, dove rischia di compromettere continuamente risultati sulla carta già acquisiti.
Negli ottavi di finale l'avversario è Widzew Lodz, letteralmente abbattuto nella gara di andata in Inghilterra con un sonoro 5-0. Sempre più protagonista John Wark con una tripletta, alla quale si aggiungono le marcature di Brazil e di Mariner.
L'ampio vantaggio rende la gara in Polonia una semplice formalità e la sconfitta patita per 1-0 è utile solo ad aggiornare il tabellino della doppia sfida.
Arrivati ai quarti di finale il sorteggio mette di fronte l'Ipswich al Saint Etienne, una delle migliori squadre francesi del momento e futura campione nazionale proprio nella stagione in corso.
La partita di andata vede Wark e compagni impegnati allo stadio Guichard di Saint Etienne e, contrariamente a quanto mostrato finora, riescono a dare spettacolo anche in trasferta.
La doppietta di Mariner ed i gol di Muhren e dello stesso Wark sanciscono il 4-1 finale ed una netta superiorità dell'undici di Robson, nonostante lo svantaggio iniziale.


Quattordici giorni dopo arriva un'altra vittoria per 3-1, grazie alle reti di Butcher, del "solito"  Wark su rigore e di Mariner.
L'Ipswich è una delle più belle realtà del calcio europeo e la facilità con la quale ha sonoramente battuto il Saint Etienne la rende molto di più di una matricola terribile.
In semifinale la compagine di Robson trova il forte Colonia, un'altra delle squadre rivelazione del torneo, specie dopo il 4-0 rifilato al Barcellona al Camp Nou nei sedicesimi di finale.
Nell'andata in Inghilterra decide un'altra rete di Wark, che non lascia del tutto tranquilli in vista del ritorno in terra tedesca.

La partita è ovviamente tesa ed equilibrata con i tedeschi che tentano subito di riequilibrare le sorti della qualificazione, fino a che un perfetto colpo di testa di Butcher non mette fine alle velleità tedesche e proietti l'Ipswich verso la doppia finale.
Ad attenderlo ci sono gli olandesi dell'AZ Alkmaar, formazione olandese rivelatasi nel corso della competizione una vera e propria macchina da gol, con ben 33 reti realizzate fino alle semifinali.
La prima partita si gioca a Portman Road e vede l'ennesima grande prestazione della squadra inglese, la quale con un sonoro 3-0 sembra aver messo idealmente le mani sulla Coppe Uefa.
Dopo un rigore di Wark arrivano le reti Thijessen e di Mariner a mandare in visibilio i tifosi dei The Blues.
La gara di ritorno non viene vissuta come una semplice passerella, proprio perché la squadra olandese gioca un ottimo calcio ed in casa riesce ad imprimere un ritmo martellante al proprio sforzo offensivo.
Tuttavia la partita si apre con un gol di Thijessen che sembra mettere in ghiaccio la vittoria finale.
Tale sicurezza viene meno in venti minuti quando prima Welzl e poi Metgod ribaltano il risultato.
Al 32° il quattordicesimo centro di Wark nella competizione determina il pareggio, lasciando spazio comunque per altri due gol olandesi ad opera di Tol e Jonker.
La gara termina 4-2 e per l'Ipswich Town è il trionfo, al termine di un torneo giocato davvero ai massimi livelli.


Facile identificare in John Wark il vero e proprio simbolo di tale successo, grazie alle tante reti realizzate che lo rendono capocannoniere della suddetta edizione della Coppa Uefa.
La sua posizione in campo unita al suo eccezionale rendimento sono le vere armi segrete della squadra ed in tal senso il merito va proprio a Bobby Robson, dimostratosi in tale contesto un abile stratega.
A livello di collettivo va segnalato come l'Ipswich Town targato 1980/1981 sia una squadra in grado di giocare in maniera prevalentemente offensiva, grazie al necessario equilibrio garantito dal sacrificio di tutti gli interpreti.
A tal proposito la maggior parte dei giocatori sono autentici idoli per i tifosi locali ed autentiche icone nella lunga storia del club.
Ovviamente se in rosa hai John Wark tutto diventa più facile.....


Giovanni Fasani

venerdì 26 giugno 2015

IL TRUCCO C'E' E SI VEDE

Non ricordo la data ed il mese preciso, ma doveva essere intorno ad aprile/maggio del 1994 quando, per l’ennesima volta, mi recai in edicola per comprare il famigerato album delle figurine, per l'occasione targato "Mondiale 1994", evento che sarebbe iniziato di lì a poco.
Da piccolo appassionato e curioso quale ero, mi ero già andato a vedere quali nazionali partecipassero alla rassegna americana; non vedevo l’ora di avere tra le mani quel bellissimo album per fare la conoscenza dei giocatori che ne avrebbero preso parte.
Ammetto che un debole
per le cosiddette cenerentole l’ho sempre avuto e quel Mondiale non faceva certo differenza: Arabia Saudita, Grecia, Marocco e Nigeria non erano certo nazionali che potevano ambire alla conquista della coppa.
Ma più che queste

martedì 23 giugno 2015

IL "PICCOLO" PLANICKA

La figura del portiere è sicuramente quella più particolare ed attraente: vestito in modo diverso ed unico deputato a toccare il pallone con le mani, l'estremo difensore trasmette storicamente un fascino particolare, lasciando ai posteri veri e propri miti in tale ruolo.
Molte volte associamo all'idea di portiere quello di un uomo alto e prestante fisicamente, inserendo l'imponenza come una delle caratteristiche basilari per chi vuole difendere i pali di un squadra.
La storia del calcio ci mette di fronte a grandissimi numeri 1, tutti accumunati da un'altezza notevole e da una fisicità dominante rispetto agli altri

venerdì 19 giugno 2015

VADO AL MAKSIMIR

Vi ricordate quando qualche tempo fa parlammo di Iran-Stati Uniti, la partita che a Francia ’98 segnò una sfida che andava ben aldilà del calcio? Tutto si risolse nel migliore dei modi con la partita che filò liscia fino al 90’ e senza che in campo si verificassero scontri di nessuna natura.
Tutto ciò purtroppo non si verificò qualche anno prima, quando allo stadio Maksimir di Zagabria la Dinamo ospitava la Stella Rossa in un match che stava per chiudere il campionato jugoslavo del 1990, vinto proprio dalla squadra biancorossa, autentica dominatrice in patria in quegli anni.
 
 
Che i paesi dell’est europeo siano un’autentica polveriera dal punto di vista politico è risaputo, ma che il conflitto che segnò gli anni ’90 ebbe come miccia una partita di calcio nessuno potè immaginarselo, nonostante

martedì 16 giugno 2015

MA QUELLO ERA VICTORINO?

Il rapporto del nostro campionato con i calciatori stranieri è sempre stato particolare ed altamente variabile, oscillando dalla figura del celebrato campione a quella del deriso bidone.
Ai nostri giorni il fenomeno dello scouting consente di vedere in tempo reale qualsiasi tipo di campionato e di essere aggiornati su qualsiasi potenziale talento.
Nell’era pre-internet i riferimenti principali sono le recensioni dei vari intermediari o su quanto appreso da taccuini e tabellini.
Nel corso del tempo le nostre società fanno la conoscenza dei più disparati personaggi, talvolta azzeccando l’acquisto, altre volte portando a casa il classico abbaglio, rivelatosi inutile alla

venerdì 12 giugno 2015

STADI D'ARGENTINA - 2° PARTE

Seconda ed ultima parte del nostro viaggio che ci porta alla conoscenza dei principali stadi argentini. Dopo la breve carrellata della scorsa settimana, è arrivato il momento di andare a conoscere gli altri 6 stadi di uno dei paesi calcisticamente più caldi al mondo.
 
ALBERTO JOSE' ARMANDO (LA BOMBONERA)
BUENOS AIRES
 
    

Stadio dedicato allo storico presidente del Boca Juniors che ne ricoprì la carica dal 1960 al 1980 e casa delle partite degli Xeneizes. Il soprannome Bombonera è opera di uno dei progettisti, Josè Delpini che, terminato il progetto, ricevette in omaggio una scatola di cioccolatini, i bombones appunto.

martedì 9 giugno 2015

BOTTE E GOL

Nel 1962 il Brasile centra lo storico bis nella Coppa Rimet, riproponendosi al mondo come massimo punto di riferimento calcistico e mostrando a tutti il valore di quel campione che risponde al nome di Garrincha.
Per noi italiani invece il Mondiale cileno è solamente sinonimo di una cosa: “La Battaglia di Santiago”.
Con questo denominazione si vuole indicare la partita giocata nella capitale cilena tra i padroni di casa e la nazionale italiana, persa da quest’ultima per 2-0.
Come tutti sappiamo tale match viene ricordato principalmente per il gran numero di scorrettezze in campo, sfociate in vere e proprie risse, sfuggite più o meno involontariamente all’improponibile arbitro inglese Ken Aston.

venerdì 5 giugno 2015

STADI D'ARGENTINA - 1° PARTE

Nell'ormai anno e mezzo dalla nascita del nostro blog abbiamo praticamente parlato di campioni, meteore, imprese, squadre sorprendenti e partite incredibili.
Ci manca, tra le altre cose, di parlare della struttura che raccoglie all'interno di sé tutte queste cose, lo STADIO; ed è per questo motivo che vogliamo dedicare due articoli ad alcuni tra gli stadi più affascinanti e caldi che esistano. Ci trasferiamo virtualmente in Argentina per fare la conoscenza di 12 stadi. Questi i primi 6:

ANTONIO VESPUCIO LIBERTI (ESTADIO MONUMENTAL)
BUENOS AIRES
 
 
La casa del River Plate, deve il suo nome ad

martedì 2 giugno 2015

GEMELLI D'OLANDA

Il fenomeno dei fratelli-calciatori è abbastanza diffuso nel mondo del calcio ed è particolarmente concentrato nei primi decenni del secolo scorso, epoca nella quale è possibile imbattersi in vere e proprie dinastie.
Esempio tipico è la famiglia Sentimenti, dove ben cinque fratelli si sono ottimamente distinti nella massima serie A negli anni 30 e 40.
In Italia si era soliti mettere un numero romano dopo il cognome e tale riferimento numerico accompagnava l’atleta per tutta la carriera, caratterizzandolo e consegnandolo in tal modo ai posteri.
Ovviamente il fenomeno è andato avanti fino ai nostri giorni, permettendoci di fare la conoscenza di più o meno celebri giocatori, con carriere e vicissitudini simili.